Venezia70 – Cozze e Gongole: e il Settimo Giorno Dio creò il Trauma

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Non ve ne sarete certo accorti dal titolo, quindi ve lo rivelerò io stessa: oggi è il settimo giorno di Festival. Proprio ieri riflettevo sul fatto che, in questa edizione, l’ammontare dei traumi da me subìti è nettamente inferiore a quello dell’anno scorso. Ma evidentemente gli Dei stavano riservando per me un bel mucchio di sorprese da recapitarmi tutte insieme, scroscianti sulla testa, inesorabili come la nuvola di Fantozzi. E infatti oggi ho ricevuto una mitragliata di traumi di vario genere, uno di seguito all’altro; il motivo per cui scrivo solo ora questo post, in effetti, è proprio che ho passato l’intera giornata a cercare di riprendermi, con scarso successo. Ma andiamo con ordine. Trauma n°1: L Foresta dei Peni Volanti. Stamattina mi sveglio, dopo le mie solite tre ore e mezza di sonno da festival, e mi dirigo in Sala Grande per vedere il nuovo film di Kim Ki-Duk. La visione mi ha fatto cambiare idea su un paio di concetti-chiave che ho sempre dato per scontati: ad esempio il fatto che, per certi versi, sarebbe bello essere un maschio. Non doversi sradicare i peli dalle gambe con arnesi di medioevale brutalità tipo il Silkepil, o magari poter fare i bisognini in piedi in mezzo ad ameni boschetti. Kim Ki-Duk mi ha fatto cambiare idea. Durante l’intera ora e mezza di film, non ho fatto altro che ringraziare la Natura di avermi fatta donna, visto che in Moebius si assiste ad un numero imbarazzante di evirazioni, portate a termine con modalità che fanno impallidire di parecchio la barbarie del Silkepil. Pietà, in confronto, è un’allegra passeggiatina nei prati assieme a Shirley Temple. Assistere a un tale spettacolo di prima mattina, per un uomo, significa probabilmente somatizzare in maniera indicibile. Per me, il tutto si è trasformato in grande pentimento: se avessi evitato di ingozzarmi con cappuccino e sei kg di Gocciole dieci minuti prima di entrare in sala, magari non avrei sentito il Mostro della Laguna Blu nello stomaco durante la proiezione.

Trauma n°2: i Manzi migliori non esistono. Ieri vi ho illustrato la teoria della manzitudo, quindi suppongo sappiate di cosa sto parlando. Dopo Kim Ki-Duk avevo urgente bisogno di un lentivo per l’anima, quindi ho inforcato gli occhialini 3D e mi sono tuffata a vedere il film di Capitan Harlock. Ebbene, se esiste un paradiso dove ogni nerd, stanco di una vita di teste nel water e di World of Warcraft, si ritroverà dopo morto, quello è il film di Capitan Harlock. I nostalgici del cartone, i gamer, i fans del giappone, tutti esulteranno davanti a questo trionfo di bellezza. Il problema è che il film crea delle irrealizzabili aspettative nell’ambito Manzi. Harlock, che riconferma il fascino da pirata che ha sempre avuto, ora ha un aspetto vergognosamente attraente: il crine lunghetto-scalatino-lucido-foltissimo che ogni uomo vorrebbe possedere; un costume tanto maestoso che quasi quasi ti passa la voglia di toglierglielo di dosso; ma soprattutto, dalla sua ha il fatto di essere un Manzo Sfregiato con quella benda sull’occhietto amputato, ma anche un Manzo Stagionato, visto che i suoi 100 anni se li porta che è una bellezza. Certo, se magari fosse reale, tutto questo avrebbe un senso. Non mi si può creare un tale Manzo e poi relegarlo nell’oscuro limbo dei personaggi che non esistono. Sempre per citare Di Caprio, che ormai è amico mio, è come quando lo nominano sempre e poi l’Oscar non glielo danno mai. Non è giusto.

Trauma n°3: dai Manzi alla Vacca. Non prendetelo come un epiteto poco gentile, non vuole avere accezione negativa. Ma una donna presa da umana invidia, come altro potrebbe definire Scarlett Johansson? Ero in conferenza stampa a farmi i fatti miei, quando un virile mormorio pieno di testosterone irrisolto ha iniziato a strisciare per la stanza, e poi ecco uno scrosciare di applausi. Era entrata la Manza. E lì hai poco da fare, se non arrenderti nell’immediato: quella non avrà nemmeno i peli incarniti, né le doppie punte, né la piega a leccata di agnello che ci si ritrova appena sveglie la mattina. Quando la Natura ha creato Scarlett Johansson, probabilmente voleva ricordare a tutte le donne normali di non sentirsi troppo invincibili se qualcuno dice loro “Sei bella”. Perché tanto, in confronto alla Johansson, saremo sempre belle quanto Sloth dei Goonies. Poi dite che una non è traumatizzata

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