Prodotto: Dolce & Gabbana: Street of Dreams
Regia: Martin Scorsese
Cast: Scarlett Johansson, Matthew McConaughey
Musica: Il cielo in una stanza – Mina
Extra: Director’s Cut, Backstage
“Nel mio cinema la realtà sono le strade. Ho passato la maggior parte della mia vita nelle strade di New York: la strada è realismo. Nei miei film, le strade sono protagoniste quanto e più dei personaggi.” Martin Scorsese
Il tempo è passato sulla pellicola, sono passati volti indimenticabili, è passato il cuoio lucido delle scarpe, il pizzo nero sui seni femminili. Poi sono cambiati i colori, la grana e si è perso tutto il fascino di quelle immagini che una volta, poste una dopo l’altra, suggerivano la visione di mondi riproducibili solo su grandi schermi, perché grande era il suono di ogni parola, gigante l’ego del romanticismo. Eppure, nonostante questa velocità culturale (o rivoluzione digitale) ci abbia totalmente inghiottito, la moda e il cinema hanno combinato una strategia vincente per concederci ancora momenti di antico piacere, come succede nel caso di Street of Dreams, cortometraggio firmato da Martin Scorsese e commissionato dalla maison italiana Dolce & Gabbana. Per distinguere i vari strati della bellezza, il regista attraversa le dimensioni di New York, luogo eterno e in continuo divenire, iniziando dall’orizzonte e percorrendo le strade a lui care, pestando le scale di una passionale storia d’amore e infine giungendo all’apogeo del sogno, sui tetti della città che scrutano il materiale e si abbandonano al fascino dei divi Matthew McConaughey e Scarlett Johansson.
Vogliamo superare quei convenevoli riferimenti ad un cinema scomparso, alle suggestioni di Fellini e Antonioni, sicuri che nella visione di Scorsese ci sia ben altro che semplici citazioni. Lo spot è piuttosto l’arma breve della sua missione, un impegno che indossa con invidiabile comodità, per onorare un passato glorioso e irripetibile. Il regista fa ricorso ai mezzi della sua arte, inquadrature dense di sfumature emotive, un montaggio calibrato sul ritmo della narrazione che è vivace e insieme pacato, elegantissimo, e poi lascia spazio alle forme comunicative di immediata comprensione popolare, come la voce soffusa degli amanti, il rigore attoriale di McConaughey o la bellezza burrosa della Johansson, algida in ricordo di Monica Vitti ma indipendente dal paragone quando scatena l’eco ruggente della contemporaneità. Il bianco a nero, colpito ad intervalli regolari da linee di luce, ridiventa lo spettacolo eterno, in una cornice urbana che investe la classicità nonostante i contrasti, l’ambiente ostile e la nostra poca pazienza. Godiamoci per un attimo questa “stanza che non ha più pareti”. E non badate alle parole della donna nel video che dice “Sembravo felice? Stavo recitando.” Non diceva sul serio.