Dallas Buyers Club: La Recensione

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Nel 1985 la situazione sanitaria americana si trovava ad un punto critico: in Texas la percentuale di malati di AIDS era in crescita esponenziale, ed in una società principalmente omofobica era facile, per milioni di persone, definire il virus come “la malattia dei gay”. È in un ambiente del genere che Ron Woodroof, elettricista macho e donnaiolo orgoglioso figlio del Texas, si trova a combattere contro un virus che lo emargina dal suo precedente status sociale trasformando quel poco di vita che gli rimane. Trenta giorni prima di morire, le lancette dell’orologio che corrono fin troppo veloci per un progetto che, di tempo, ne necessita molto di più. Lo straordinario viaggio di un uomo reso migliore da una malattia mortale inizia in modo egoistico ed autolesionista, ma trascina con sé lo spettatore attraverso la sofferenza di Ron e quella del suo compagno di avventura, all’interno di una vera e propria battaglia contro un nemico più agguerrito della malattia stessa.

Il più grande merito di Dallas Buyers Club va riconosciuto indubbiamente alle interpretazioni: Matthew McConaughey sfida sé stesso a livelli che solo Christian Bale in The Fighter aveva raggiunto, scavando dentro la disperazione del personaggio fisicamente ed emotivamente: ne emerge in maniera esemplare, regalando una performance sostenuta perfettamente da un intimo Jared Leto in un commovente passo a due che ruba il cuore. La sceneggiatura li esalta, nonostante la regia ed il ritmo non riescano a sostenere l’intensità della prima parte, lasciandosi andare con il tempo per poi riprendere le redini solo nelle sequenze finali. Tuttavia, a volte di fronte a grandi interpretazioni ogni tipo di tecnicismo passa in secondo piano di fronte ad una pellicola che riesce a sorprendere ed emozionare. Jean-Marc Vallée porta a termine il compito con grande maturità, riuscendo ad equilibrare la vicenda personale di Ron con la battaglia alle case farmaceutiche, argomento che ancora oggi risulta essere fin troppo scottante. Un lavoro indubbiamente interessante e profondamente critico, da non perdere.

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