Spotted: Train de Nuit

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Prodotto: Chanel n°5
Regia: Jean-Pierre Jeunet
Cast: Audrey Tautou, Travis Davenport
Musica: Billie Holiday – I’m a fool to want you
Extra: Backstage Making Of


” È la prima volta che faccio uno spot, ma in realtà questa più che una pubblicità è una collaborazione: Chanel mi ha dato completa fiducia, e io l’ho costruito come un vero e proprio cortometraggio “

Jean-Pierre Jeunet

Il suono di un fischietto, la prima suggestione uditiva che ci proietta direttamente in un mondo chiaramente conosciuto: una stazione. Movimenti di macchina decisi e sapientemente misurati ci trascinano all’interno di un mondo fatto di colori caldi, e improvvisamente ci troviamo sull’Orient Express non solo con gli occhi ma anche con l’anima, assieme ai boccoli scuri e l’espressività dello sguardo di Audrey Tautou. La percezione visiva diventa tuttavia solo compagna di un binomio che, esattamente come quello tra sogno e realtà proposto dalla narrazione, si intreccia con l’olfatto in un istante – quello in cui un misterioso uomo ruba un respiro sulla pelle della protagonista. Un respiro così pieno da conquistare, da far loro vivere una notte di indecisione in cui una porta li divide ed una bottiglia di profumo si rende silente spettatrice di quegli attimi perduti.

Da Parigi ad Instambul, un viaggio che si compie con una fascinazione d’altri tempi e l’odore di Chanel sotto il naso, si perde tra le bancarelle della città turca, si spande nell’aria smossa da un battello e poi, lentamente, si ricompone addosso alla protagonista in un abbraccio finale. Di parlare non c’è bisogno: a farla da padrone c’è la meravigliosa musica di Billie Holiday, in un mondo onirico che non necessita di parole ma solo di sguardi silenziosi e totale abbandono, incastonato dalla macchina da presa di un Jean-Pierre Jeunet che si muove con la consapevolezza che solo chi sa benissimo di star creando un piccolo gioiello può avere. Il sogno termina davvero? Forse inizia proprio in quel momento attraverso due C incrociate su un mosaico, come a voler sottolineare l’unico comune denominatore, l’olfattivo filo di Arianna che ha condotto fuori dal labirinto i protagonisti e li ha uniti in un abbraccio – suggerito dalla stessa voce di Audrey Tautou in un sussurro: Chanel, number five.

Cinque: il numero della cabina di quel treno, il numero del binario, il numero di una bottiglia con cui il regista francese gioca intrecciando perfettamente il linguaggio cinematografico che gli è proprio con la struttura pubblicitaria, tanto da farci dimenticare completamente del fatto che stiamo guardando un semplice spot e sintetizzando in quei due minuti e venti la sua filmografia (in particolare Una Lunga Domenica di Passioni ed Il Favoloso Mondo di Amélie, entrambi fortemente citati). Cinque maggio è anche il giorno in cui viene lanciato lo spot, esattamente 88 anni dopo la prima messa in commercio del profumo che ad oggi è uno dei più venduti sul mercato mondiale: la stima di casa Chanel è che nel mondo viene venduto, oggi, un prodotto della linea n°5 ogni sei secondi. Una responsabilità enorme che il regista francese si carica sulle spalle assieme ad una megaproduzione di 250 persone ed un tournage di quattro mesi, attingendo a piene mani allo stile che lo ha reso celebre ma non dimenticando mai l’obiettivo principale, ovvero la famosa bottiglietta.

Nonostante la grandezza della macchina messa in moto per la realizzazione, il corto riesce comunque a comunicare un’atmosfera intima e personale, dove la traccia olfattiva diventa fisicamente presente come un’anima, che attraverso un respiro entra nel corpo del protagonista e lo accompagna trascinando lo spettatore con sé in un viaggio, apparendo e poi nascondendosi in una città come Istambul che fa proprio degli odori una delle sue caratteristiche più suggestive. La totale assenza di dialogo aiuta la narrazione e spinge verso il visivo ed il sonoro, che puntano in entrambi i casi al vero protagonista dell’operazione, il prodotto pubblicizzato – che diventa così il vero perno della comunicazione tra i protagonisti. Lo spettatore viene così inglobato in questo nuovo linguaggio non verbale ma ugualmente comunicativo, persuaso dalla potenza dell’idea di una realtà diversa, affascinato da questa dimensione tra sogno e realtà ed infine definitivamente conquistato. Uno degli spot più suggestivi degli ultimi anni, che cinque anni dopo il binomio Luhrmann-Kidman porta di nuovo sul piccolo schermo l’idea della potenza filmica come mezzo di comunicazione finalizzato alla vendita di un prodotto, riuscendoci pienamente.

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