Quest’oggi mi sento molto Vivaldi, motivo per cui ho deciso di parlarvi delle quattro stagioni del cinefilo. L’autunno, ad esempio, è un ottimo periodo: la scelta dei film in sala è abbastanza ampia e, visto il clima, possiamo sfoggiare ogni sorta di sciarpina liberty e bombetta radical chic che renda palese a tutti il nostro status di cinefili. E mi raccomando, non scordiamoci la shopping bag di plastica della monnezza che ci hanno dato al Festival di Venezia, così tutti sapranno che al Lido c’eravamo anche noi.
Se l’autunno ci sorride, l’inverno ci abbraccia con incondizionato amore genitoriale: fuori fa freddo, il che ci permette di sfoggiare tutta una nuova ed eccitante gamma di cappellini radical chic e di sciarpone di lana profumate e molto cinefile, oltre che, chiaramente, i cappottoni da investigatore privato appena uscito da una serata all’Opera. La sala cinematografica ci aspetta col suo caldo abbraccio e il suo vago odore di popcorn e marshmallow, pronta a regalarci una vastissima rosa di scelte. Mi raccomando però, cerchiamo di ripetere a tutti almeno una decina di volte che non andremo a vedere i cinepanettoni, così da rendere ben chiaro il nostro status di cinefili, nel malaugurato caso in cui la sciarpa e il cappello fossero a lavare.
La primavera è una stagione insidiosa per il cinefilo: nella maggior parte dei casi, infatti, egli è allergico al polline e riscontra parecchie difficoltà ad abbinare il fazzoletto per soffiarsi il naso con la sciarpina liberty. La sala cinematografica viene in suo soccorso, offrendogli riparo e qualche film decente, nonostante si riesca già a percepire l’avanzata inesorabile delle commedie romantiche sceme. Ma l’estate. L’estate è il vero argomento di oggi. L’estate per il cinefilo è come quando sei convinto che in frigo ci sia la marmellata, vai per strafogarti ma poi scopri che tua nonna se l’è finita in un raptus ipoglicemico; l’estate per il cinefilo è come quando metti 10 euro nella macchinetta delle merendine e non ti dà il resto, e nemmeno ti dà la merendina; l’estate per il cinefilo è come vedere quel Manzo di Hugh Jackman che sta con una che pare Nonna Papera.
L’estate è la Sofferenza, o almeno lo è per il cinefilo italiano. Lo vediamo girovagare confuso per le strade assolate, cercando disperatamente un cinema che dia qualcosa di diverso dalla storiella strappacuore che tenta di far ridere, ma niente: al massimo, l’alternativa è il film sui robottoni che fanno più danni della Clerici in cucina. Ma se il problema dell’estate fosse solo quello della scarsissima scelta dei film, forse potremmo resistere. Purtroppo ci sono altre due piaghe da considerare. Una è annoverata tra le più terribili sciagure che il genere umano abbia mai sperimentato, una tragedia che porta sgomento e distruzione al solo nominarla: il cinema all’aperto nei paeselli di mare.
Sono certa che ci siete stati, almeno una volta nella vita. Guardi la programmazione e trovi i film della passata stagione accostati a cimeli di inestimabile antichità quali Don Camillo e Peppone, o magari una rara pellicola del lontano ’85 con Steven Seagal. Ma mettiamo il caso di riuscire a trovare qualcosa di bello da vedere: vi sfido a sedervi sulle poltrone del cinema all’aperto e rimanere vivi. C’è chi si è seduto con la scioltezza di Han Solo a inizio film e si è rialzato alla fine con le movenze di C3po. Per non parlare del dolby surround degno della parrocchia di fiducia di Zia Peppa, o delle salamandre che fanno le escursioni sullo schermo deformando le labbra già botulinate della diva di turno.
Lo so, queste sono verità che fanno male, ma ho quasi finito. Ne manca una sola. Cosa facciamo noi povere donne cinefile per consolarci di tutti questi orrori? Facciamo birdwatching. Navighiamo in rete nella speranza di trovare foto dei nostri fisicati attori preferiti spalmati al sole in qualche spiaggia caraibica. E invece che troviamo? Di Caprio che pare una balena spiaggiata con una pistola d’acqua e Will Smith con la torre di Pisa. Mai ‘na gioia.