“Una commovente parabola sul dolore, sulle seconde possibilità e sull’elaborazione del lutto.”
Ogni inizio è distruzione e rinascita allo stesso tempo. Muore il vecchio per dar vita al nuovo, come dice il significato stesso di “ricostruire”, titolo del film, ovvero creare nuovamente strutture demolite o distrutte. Finché si parla di palazzi e oggetti è tutto piuttosto semplice, ma quando ad essere danneggiate sono le persone allora la situazione si fa ben più complessa perché, alla prima fase, potrebbe non succedere la seconda. In questo limbo, alienato dal mondo e rinchiuso nel suo piccolo ed inaccessibile universo, vive il protagonista de La Recostruccion, Eduardo, interpretato da un incredibile Diego Peretti che, suo malgrado, si trova improvvisamente a dover reggere il peso della famiglia di un suo vecchio amico. La quinta opera di Juan Taratuto segna una svolta nella carriera del regista argentino che, dopo diverse commedie romantiche incentrate sulla comicità dei dialoghi, confeziona una commuovente parabola sul dolore, sulle seconde possibilità e sull’elaborazione del lutto, nella quale sono la potenza delle immagini e l’espressività degli interpreti a farla da padrona.
Sebbene all’inizio, così abituati ai continui rumori del nostro mondo caotico, possa apparire difficile inserirsi in questi silenzi e provare empatia per un protagonista così enigmatico, continuando la visione del film è impossibile non sentirsi parte di un grande e cruciale discorso silenzioso, in cui le parole diventano superflue per lasciar spazio alle emozioni. “Parliamo” dice ad un certo uno dei personaggi, ma poi la scena viene tagliata e veniamo a scoprire che niente è stato detto, o almeno niente con il linguaggio della parola. Infatti, quello che avvolge la pellicola è un silenzio colmo di rumore, un silenzio in cui a risuonare è l’eco che l’abbandono, la paura e il senso di colpa hanno dentro di noi. In questo viaggio alla scoperta dell’animo umano, siamo accompagnati dalle dolci musiche di Alexi Murdoch e dalla meravigliosa fotografica di Nico Hardy che prima cattura la desolazione delle regioni più torride dell’Argentina, riflesso del vuoto interiore del protagonista, per poi immortalare la Patagonia, immersa in una bianca neve purificatrice. Con i suoi ritmi lenti, La Recostruccion è una pellicola forse troppo delicata per colpire il grande pubblico ma, a chi vorrà ascoltare, saprà insegnare senza dire una parola.