Sex Tape – Finiti in Rete: La Recensione

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Una scialba commedia che ha paura di osare.

Una divertente, piccante e arguta commedia sui cambiamenti, soprattutto sessuali, dovuti al matrimonio nelle relazioni di coppia: se vi aspettate qualcosa del genere da Sex Tape probabilmente avete sbagliato film, o le vostre aspettative sono troppo elevate. A tre anni dalla collaborazione in Bad Teacher, che fruttò alla Columbia Pictures 216.2 milioni, Cameron DiazJason Segel e il regista Jake Kasdan uniscono di nuovo le forze per portare sul grande schermo la – fragile – storia di Jay e Annie, una coppia che, per riaccendere la passione, realizza un porno e, attraverso la sincronizzazione di iCloud, lo invia accidentalmente a tutti i dispositivi collegati, compresi i numerosi iPad regalati ad amici e conoscenti. Se il trio era riuscito in passato a realizzare una commedia senza pretese, ma mediamente divertente, questa volta con Sex Tape – Finiti in Rete confeziona un prodotto più adatto ad un’uscita in home video che al cinema.

Infatti, i surreali tentativi dei due sposi di recuperare tutti gli iPad per cancellare il filmato si reggono su veramente poche gag divertenti, che devono le risate che riescono a far scaturire più che alla sceneggiatura, ai buoni tempi comici e alle espressioni della Diaz, già avvezza a questo tipo di ruolo, e di Segel. Il merito di qualche sorriso va anche all’attore Rob Lowe, che interpreta il CEO dalla doppia personalità di una società decisa a comprare il blog di Annie, che non a caso era stato vittima negli anni ’80 di uno scandalo legato alla diffusione di un suo filmato a luci rosse. Nonostante il titolo, fuorviante come al solito, Kasdan ha paura di osare e prova a far ridere con scene e battute già viste, intervallate da numerose ricapitolazioni della situazione, quasi a voler spiegare ogni passaggio al pubblico, forse assopito durante la visione. In Sex Tape manca anche un vero spunto riflessivo sul rapporto tra tecnologia e intimità o, nonostante le sporadiche risate, del sagace humour dovuto all’imbarazzate situazione, presentandosi così come una lunghissima pubblicità per la Apple, travestita da commedia che condivide con dei “sex tapes” una povera sceneggiatura.

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