“I am dead, and yet I live”. Laura Palmer ci guarda con malinconia e con il viso di chi è ancora giovane, anche se gli anni sono passati: niente avrebbe potuto riassumere meglio il ritorno di Twin Peaks, andato in onda su Showtime domenica sera (o notte, per chi l’avesse seguito in diretta dall’Italia).
Le aspettative erano altissime, ma sono state pienamente soddisfatte: la prima parte di questo “film da 18 ore”, come lo ha definito lo stesso Lynch, riprende l’immaginario originale che ogni fan attendeva e si aspettava, per portarlo ad un livello superiore e accompagnarlo a nuovi misteri. Lynch e il co-creatore inoltre Mark Frost non hanno lasciato da parte il senso dell’umorismo e quella sensibilità verso le anime tormentate che aveva caratterizzato la serie originale: tutto è stranamente come prima, ma è anche diverso, perchè il tempo è passato e il tempo non risparmia nessuno.
Le prime due parti di questo sequel vedono il ritorno di molti dei protagonisti della serie originale: innanzitutto Dale Cooper (Kyle MacLachlan) in una doppia versione, quella dell’agente, che abbiamo ritrovato ancora bloccato nella Loggia Nera, e quella del suo doppelganger; ritroviamo poi anche Hawk, Lucy, Andy, James Hurley, Shelley Johnson, Ben Horne, Lawrence Jacoby, la Signora Ceppo e Laura Palmer stessa. Lynch e Frost però si assicurano anche di moltiplicare le ambientazioni, che non riguardano solo Twin Peaks, ma anche New York, dove troviamo una misteriosa scatola di vetro, tenuta in perenne osservazioni, Las Vegas e il South Dakota.
Nuovi misteri affiorano, per quattro linee narrative principali; quella dell’Agente Cooper nella Loggia Nera, impegnato a interpretare le criptiche affermazioni delle entità oniriche che lo circondano; quella del suo doppelganger, che si aggira nel South Dakota; quella di un doppio omicidio, ancora più macabro di quello di Laura Palmer; infine, quella della scatola di vetro, nella quale si materializza qualcosa di pericoloso e non definito, ma sicuramente legato alla Loggia Nera.
Andando a toccare i concetti di vita e morte, di futuro e di passato, di reale e irreale, di stasi ed evoluzione, il ritorno di Twin Peaks risulta imperniato sul concetto degli opposti, al punto che questa idea, figurata ma anche letterale, di doppelganger risulta essere ovunque. Non a caso guardare questo nuovo Twin Peaks è simile a quella sensazione strana, eppure familiare di osservare nello specchio una persona che ci assomiglia in tutto e per tutto uguale a noi ma che percepiamo come visceralmente diversa.
Catturarci in un mondo cupo e surreale: non ci aspettavamo altro dal ritorno della serie forse più importante del mondo televisivo. Bentornato Twin Peaks, ci sei mancato.