È bene fare una distinzione tra due termini, spesso confusi, che le persone tirano in ballo quando si parla di un film di Nicolas Winding Refn: esibizione e arte. L’esibizione è una stanza bellissima ma vuota dove la voce rimbomba, è egoista ed ha il volto di una dea compiaciuta; l’arte è ciò a cui l’esibizione aspira senza successo, è generosa, ed ha il corpo (e l’anima) di un’i-dea che puoi toccare, addirittura disprezzare, prendere a pugni, in ogni caso sarà sempre viva e pulsante. Quando uscì Solo Dio Perdona, il pubblico che si era affezionato al regista e allo spirito “americano” di Drive finì per condannare quel percorso all’interno dell’arte cinematografica pura e difficile da comprendere, scioccato da una sequenza di immagini senza alcuna logica narrativa né coerenza. Conoscere le sue opere significa aver accettato il fatto che Refn metta l’esperienza visiva davanti ad ogni cosa, soprattutto a quello storytelling hollywoodiano tanto cercato e così osannato da parte di certa critica, ma questa è un’altra storia. The Neon Demon è, alla pari di Valhalla Rising o Only God Forgives, un’esperienza alimentata dall’arte, folle ed esposta al pericolo, quindi ben lontana da una semplice “esibizione” nonostante il tema in cui è immersa.
Nella chiesa della bellezza, l’unico culto possibile, un velo di rossetto rosso sulle labbra equivale al bacio di Satana
Si rimane assuefatti, quasi storditi, dalla sicurezza con cui Nicolas Winding Refn muove la macchina da presa in una girandola di colori e suggestioni, piovendo sequenze dove sono i corpi femminili a dettare le regole del gioco filmico: passaggi di linee capaci di trovare l’irrequietezza perfino nella verticalità dei movimenti, una maniera di osservare la donna celebrandone i risvolti più oscuri ed evocando quei simboli che ci scorrono davanti agli occhi come un mazzo di tarocchi. Nella chiesa della bellezza, l’unico culto possibile, un velo di rossetto rosso sulle labbra equivale al bacio di Satana, un servizio fotografico nel bianco dello sfondo è il bagno nel latte della conservazione di Cleopatra e Poppea e l’istinto animale, suggerito dalla comparsa di una bestia felina, viene soppresso prima che si impossessi del cadavere della modella vergine interpretata magnificamente da Elle Fanning.
Arrivato al numero dieci della sua filmografia, con The Neon Demon il regista danese sembra aver raggiunto la piena consapevolezza dei propri mezzi e della propria idea di cinema, iniziando finalmente a divertirsi un po’ prendendosi gioco dello spettatore e sbeffeggiando qualsiasi regola di buon costume, qualsiasi struttura canonica, qualsiasi morale. La bellezza immacolata danza sinuosa sulle note che Cliff Martinez ha composto per il film (due ore in cui le sue melodie e le immagini fanno davvero l’amore), ai piedi di una demoniaca Los Angeles sulla quale Refn passeggia, ancora una volta, un passo sopra tutti. Come un Dio.