“La democrazia liberale, invece di creare cittadini, crea consumatori; invece di comunità, produce centri commerciali. La rete diventa una società atomizzata composta da individui sganciati tra loro che si sentono demoralizzati e senza potere sociale” scriveva Chomsky. Credendo fermamente nelle idee del filosofo linguista, Ben Cash (Viggo Mortensen) e sua moglie hanno deciso di crescere i loro sei figli ai margini della società contemporanea, impartendogli un’educazione improntata, di giorno, alla vera sopravvivenza e all’esercizio fisico e, di sera, alla lettura critica di testi. La cultura promossa dai coniugi Cash è partecipativa, riflessiva e può essere messa in dubbio, se argomentata con persuasività.
Quando la famiglia dovrà uscire dal suo isolamento, i Cash si troveranno a contatto con un mondo a loro estraneo, che non può essere conosciuto sui libri, che li spingerà ad interrogarsi sui valori familiari, sull’educazione e su cosa renda effettivamente possibile l’adattamento e la sopravvivenza.
È difficile trovare un’etichetta per Captain America perché ha tante anime diverse allo stesso tempo: possiede un nome che fa pensare ad cinecomics, un aspetto indie (non a caso, prima della sezione Un Certain Regard di Cannes, ha debuttato al Sundance Film Festival), un cuore rivoluzionario e un cervello filosofico, che si manifesta con una sceneggiatura colta, colma di citazioni per amanti della letteratura e della saggistica. È un film in grado di far riflettere, ma capace allo stesso tempo di intrattenere. Una pellicola sull’istruzione, nel senso più vasto di questo termine, e sulla società occidentale, ma soprattutto americana, che esplora uno stile di vita alternativo, senza edulcorarlo.
Quella di Matt Ross, al suo secondo lungometraggio nella doppia veste di regista e sceneggiatore, non è di certo la prima famiglia bizzarra e fuori dal mondo del grande schermo, ma la sua eccentrica tribù, guidata dalla performance di Mortensen, è sicuramente una delle più affascinanti. Se anche in alcuni passaggi la sceneggiatura inciampa in scelte un po’ troppo facili e sentimentali, nel complesso la pellicola conquista intelligenza, occasionale umorismo e sentimento.