Delicati fiocchi di neve cadono dal cielo ricoprendo gli alberi e le strade di Stars Hollow. Niente è cambiato: gli artisti di strada strimpellano ancora canzoni malinconiche agli angoli della città mentre il via vai di persone corre da una parte all’altra immersa nella solita atmosfera vivace e festosa di sempre. Qualcuno, ed ecco i primi segnali di “modernità”, si scatta un selfie, alla tavola calda di Luke i clienti chiedono la password del wifi e usano il telefono (che ne è stato del cartello “no phone”?) ricordandoci che sono passati dieci anni da quell’ultimo saluto a Lorelai (Lauren Graham) e Rory (Alexis Bledel), eppure il tempo, come l’inverno sullo schermo, sembra aver congelato i ricordi in una scatola che dopo tanta attesa riapriamo e che ci riversa addosso una valanga di emozioni difficili da descrivere, almeno a parole.
Le nostre ragazze sono tornate, finalmente, inizia il viaggio dentro Una mamma per amica: di nuovo insieme, l’ultima sfida di Netflix che abbraccia il sogno dei fan e gli ultimi desideri di Amy Sherman Palladino, “colpevole” di non aver dato la giusta e sperata conclusione alla serie terminata nel 2007. L’opening, senza svelare nulla, è un momento prezioso, un’idea visivamente semplice ma che descrive benissimo quella sensazione che si prova al risveglio dopo un lungo sonno. Dal nero di sole voci la scena spalanca scenari familiari cullati dalla musica che aveva accompagnato sette meravigliose stagioni e che, come per magia, materializza le nostre aspettative in uno spettacolo che è esattamente ciò che avevamo sperato fosse: caldo, accogliente, sicuro. È casa.
“Winter” apre Gilmore Girls: A Year in the Life, ed è suo il difficile compito di riaggiornarci sulle vite di Lorelai, Rory e di tutti i personaggi di Stars Hollow; lo fa in abbondanti 90 minuti, un formato inedito per lo show all’inizio un po’ destabilizzante, che permette alla scrittura della Palladino di scorrere più fluida che mai in situazioni leggermente più dilatate del solito. Per il resto, avendo scelto di non rivelare dettagli sullo svolgimento della storia, ci limitiamo ad osservare quanto lo scadere del tempo a disposizione (Rory è in città solo per poche ore) sia l’elemento centrale di questo revival, bello e urgente come gli ultimi abbracci in stazione prima della partenza. In fondo, nello sguardo di Lorelai c’è anche la nostra attesa, la felicità di rivedere una persona che ami per poi lasciarla andare via, pur sapendo che “Where you lead, I will follow, anywhere that you tell me to”.
Dolce e amaro, l’Inverno di Gilmore Girls porta con sé la gioia del ritrovarsi e la malinconia di un passato che sfugge dalle mani e con lui anche i ricordi di chi non c’è più; e se l’anima della serie è rimasta intatta e sarà facile perdersi nei dialoghi torrenziali di madre e figlia, ciò che più amiamo di questo revival (almeno per adesso) è il suo somigliare ad una tragicommedia dove i personaggi vengono fuori dalle quinte teatrali, c’è chi ride e chi piange, chi soffre e chi spera, e noi con loro, seduti ai piedi del palco sorseggiando del buon caffè. “Era da un po’ che non lo facevamo”, e ci era mancato da morire. Bentornate ragazze.