Passengers: la recensione del film con Jennifer Lawrence e Chris Pratt

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In apparenza potrebbe sembrare un prodotto prettamente industriale a cui dare vita per registrare grandi incassi al botteghino grazie alla presenza di Jennifer Lawrence e Chris Pratt, eppure Passengers, diretto da Morten Tyldum, si svela al pubblico come il frutto di un omaggio all’esperienza nello spazio, dando un briciolo di speranza in più in quella che potrebbe essere una futura colonizzazione su un altro pianeta. Benvenuti quindi a bordo della Avalon, un’astronave progettata per portare circa 5.000 persone sul nuovo pianeta di Homestead 2. Grazie all’ibernazione, il viaggio è possibile attraverso un lungo sonno (criogenico) che mantiene inalterato invecchiamento e funzioni vitali. Qualcosa però sembra non funzionare al primo risveglio di Jim, inaspettato e prematuro di circa novant’anni. La domanda è: cosa può fare Jim, in questi novant’anni?

È lecito per il pubblico porsi una serie di domande relative non soltanto ai diversi riferimenti tecnico/teorici contenuti nella sceneggiatura (propulsione interstellare, concetto di gravità, ibernazione, etc), quanto alla condizione di un uomo interamente solo nell’universo. In fondo, è quasi un richiamo al viaggio di un astronauta. I primi venti minuti rappresentano in ogni caso il sogno di molti di noi: una sorta di crociera a cinque stelle con un panorama mozzafiato; Jim però è destinato a morire così, nel silenzio e nella sua vita legata allo spazio, prima dell’arrivo di Aurora, determinante per evitare la follia e l’isolamento. L’incontro tra i due, un ingegnere tuttofare e una scrittrice brillante, aggiunge la giusta tenerezza e la giusta riflessione sul nostro essere passeggeri ovunque siamo, sulla terra o nello spazio. Un niente in confronto all’immensità dell’universo e la relatività del tempo.

Dopo le numerose critiche agli errori scientifici contenuti in Gravity o InterstellarPassengers decide di prendersi cura delle falle (partendo dalle lacrime di un uomo con una tuta nello spazio) e affronta il concetto di gravità,  in particolare giocando con il comportamento dell’acqua in una sequenza con Aurora. L’immagine della nave va dal design futuristico più vicino ai vecchi modelli NASA, ad una progettazione futuristica basata su precise funzioni quanto più possibile vicine al reale (tenendo conto che quella velocità e quella tipologia di impiego sono ancora ben lontani dalle nostre possibilità). È però parte degli investimenti NASA, un progetto proposto nel 2015 dalla SpaceWorks Enterprises, una tecnologia capace di indurre l’essere umano in uno stato di ibernazione, senza però poter garantire ciò che vediamo nel film: la mancanza di invecchiamento ed una funzionalità senza limiti di tempo.

In conclusione, Passengers rappresenta l’utopia, il sogno di ogni amante dello spazio. Resta però vicino a ciò che un giorno potremmo con fatica raggiungere, diventando l’emblema di una speranza oltre che di una storia d’amore nata fra le stelle. Con vista.

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