One Day at a Time, la recensione: su Netflix il remake del cult anni 70′

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Il regalo dell’Epifania di Netflix per il proprio pubblico (soprattutto americano) è un ritorno al passato: One Day at a Time, celebre situation comedy degli anni 70, sbarca sulla piattaforma streaming sotto forma di remake.

Molto più apprezzata a suo tempo dal pubblico d’oltreoceano, la serie originale (da noi con il titolo Giorno per giorno) raccontava, in quel di Indianapolis, le vicende della madre divorziata Ann nel gestire le due figlie adolescenti Julie e Barbara e i pressanti tentativi dell’amministratore di condominio Dwayne nel conquistarla. Nella versione attuale, invece, ci troviamo coinvolti all’interno delle dinamiche di una famiglia cubana: Penelope (Justina Machado), ex militare attualmente infermiera, coordina la figlia adolescente Elena (Isabella Gomez), il secondogenito Alex (Marcel Ruiz) e l’anziana, ma vispa, madre Lydia (Rita Moreno). Con la presenza dell’amministratore Dwayne (Todd Grinnell) e del superiore di Penelope, il dottor Berkowitz (Stephen Tobolowsky), la vita si svolge tra liti e abbracci, pianti e risate.

Ciò che salta all’occhio dopo la visione del remake è la sostanziale differenza che intercorre tra l’originale e la copia: il valore aggiunto del prodotto del 1975 era quell’insostenibile e coinvolgente leggerezza con la quale gli autori (Whitney Blake e Allan Mannings) riuscirono a controbilanciare l’ilarità delle situazioni e delle battute con la pesantezza di alcune tematiche delicate (ancora oggi, purtroppo) come la violenza sulle donne. Invece nel remake, più family comedy del precedente, questo elemento più sottile sembra completamente subordinato alle necessità del pubblico contemporaneo di ridere, senza pensieri. La comicità presentata, volta a sottolineare le vicissitudini di uno scontro generazionale, però, risulta goffa e macchinosa.

Ad aiutare la causa comune ci sono però le interpretazioni dei vari protagonisti: gli attori, attraverso la loro forte carica comica (basti pensare al Dottor Berkowitz interpretato da un vetereano come Stephen Tobolowsky o a Rita Moreno, nei panni di Lydia) supportano l’assetto umoristico della serie, fatto di battute e gag già navigate. A poco purtroppo è servita la presenza dello storico produttore Norman Lear (Arcibaldo, Sanford and Son, I Jefferson, Good Times e Maude ) che aveva curato il remake degli anni 70′. 

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