C’è un confine sottile tra essere una persona moralista ed una persona morale. La prima tende a giudicare il comportamento degli altri, la seconda a comportarsi secondo la legge non scritta del buon senso. Non sempre si riesce a capire da quale parte sia chi ci è seduto davanti e di certo non lo si capisce immediatamente di fronte ai personaggi di questo The Dinner. Tratto dal romazo di Herman Koch La cena, il film mette in scena il confronto tra due fratelli e le rispettive famiglie. Uno è un politico affermato, l’altro un insegnate senza successo. Entrambi condividono un terribile segreto che potrebbe costare il futuro dei loro figli.
Il filamento thriller inserito giá dalla prima inquadratura, viene sapientamente nascosto dall’humor dei protagonisti, per poi esplodere del tutto nella seconda parte. Da questo momento in poi il film si mette a nudo e mostra tutte le sue intenzioni che vanno ben oltre il voler indagare l’animo umano al cospetto del senso di colpa. Come se questo intento non fosse giá abbastanza complesso, si decide anche di metterlo a confronto con la storia dell’America e le contraddizioni della patologie fisiche e pisicologiche del corpo umano. Tutte tematiche per cui il tempo di una cena, come da titolo, non sarebbe bastato e quindi si dipanano anche per lunghi flashback. Questo perchè il regista Oren Morevan è prima di tutto uno sceneggiatore. Tra i suoi lavori più celebri c’è lo script di I’m not there di Todd Haynes e del recente Love & Mercy.
Questa abilitá nell’usare le parole ha trovato in The Dinner il soggetto perfetto che peró non ha saputo contenerla. Il tanto parlare e ritornare sugli stessi argomenti non è supportato dell’utilizzo della macchina da presa, usata prima in fuori fuoco, poi con zoom invadenti per finire con metaforici giochi di specchi. Si avverte un eccesso di stili mescolati dentro un calderone di parole non collegate tra di loro, tanto che è quasi impossibile provare empatia con gli attori, anche se del calibro di Richard Gere e Laura Linney. Troppe le citazioni, troppe le divagazioni, troppi i cambiamenti umorali.
A questo punto non puó che venire in mente I nostri ragazzi, film tratto dallo stesso soggetto e diretto da Ivano De Matteo passato ingiustamente inosservato nel 2014. In quel caso tutta la questione era stata riportata su un piano intimo ed umano, focalizzata sui quattro personaggi principali senza alcun tipo di velleitá artistica ed approfondimento politico a fare da contorno. Con i mezzi messi a diposizione di Morevan il risultato poteva essere decisamente superiore di quest’ultimo, purtroppo peró regna la confusione di un obbiettivo non focalizzato.