Bando ai giri di parole: il pilot di Time After Time è noioso. Al suo debutto sulla ABC, la nuova serie sviluppata da Kevin Williamson (Scream, Dawson’s Creek) sfoggia una trama noiosa, un protagonista noioso ed è, in definitiva, un tedio mortale.Tutto comincia in una nebbiosa notte londinese del 1893, quando una prostituta viene attirata in un vicolo da un distinto gentiluomo e finisce sbudellata. Dagli spettatori si leva un lamento collettivo: Jack lo Squartatore? Sul serio? Non se ne può più!
Intanto l’assassino, la cui vera identità è quella dello stimato chirurgo John Stevenson, si reca come se nulla fosse a una cena in casa dell’aspirante scrittore H.G. Wells, che vorrebbe scrivere un libro sui viaggi temporali e quindi, da buon scribacchino, ha costruito una vera macchina del tempo nel suo scantinato di Camden Town. Prima che il pubblico si ponga troppe domande sul fatto che un aspirante romanziere vittoriano s’intenda di fisica quantistica, e che invece di mettersi effettivamente a scrivere (come sarebbe logico e normale) preferisca trafficare in cantina con il solo risultato di attirarsi il dileggio di amici e parenti, arrivano i poliziotti di Scotland Yard a riportare l’attenzione sul serial killer di prostitute che si aggira per Londra.
Temendosi scoperto, John entra nella macchina del tempo e scompare. Fortunatamente, se non si è in possesso della chiave, la macchina del tempo ritorna nel momento esatto da cui è partita, cosa che troviamo molto conveniente per evitare agli autori di Time After Time futuri grattacapi e che sarebbe utilissima anche per quando non ci si ricorda dove si ha parcheggiato. Usando la suddetta chiave, Wells parte all’inseguimento di John e si ritrova nel 2017, frastornato dalla modernità newyorkese.
Per impedire allo Squartatore di continuare a uccidere, Wells dovrà ricorrere all’aiuto di Vanessa, una donna d’affari che afferma di essere una sua discendente, e di Jane, goffa curatrice museale. Fin qui ce n’è abbastanza per più di uno sbadiglio. Il candido e onesto Wells, interpretato da un tenero, ma scialbo Freddie Stroma (Harry Potter, Game of Thrones), è vittima delle solite, trite e ritrite gag da viaggio temporale e prevedibilmente si innamora di Jane (Genesis Rodriguez) in quello che somiglia moltissimo a un remake di Kate & Leopold, romantica pellicola con Meg Ryan e Hugh Jackman.
Nel corso dell’episodio pilota e della seconda puntata uscita subito dopo, da spettatori si esce dal coma solo in un paio di occasioni: in primo luogo per indignarsi di quanto il personaggio di Jane manchi totalmente di spessore e abbia l’unica funzione di “damigella in difficoltà”. Come risulta anche sulla console della macchina del tempo, siamo nel 2017, e non sono più accettabili ruoli femminili così insulsi. In secondo luogo, la palpebra si rialza un po’ quando entra in scena Josh Bowman (Revenge) nei panni del dottor Stevenson, alias Jack lo Squartatore. Come spesso accade, al maniaco omicida sono riservate le battute migliori e i momenti più brillanti della storia; ed è sempre lui a sollevare le riflessioni più interessanti sul passato, il futuro e i sogni del protagonista. Bowman è l’unico a catturare il nostro interesse, per quanto anche il suo ruolo sia parecchio stereotipato e, qua e là, presenti tracce lampanti di un futuro, prevedibilissimo “arco di redenzione” in cui qualcuno, quasi certamente Wells o Jane, lo trasformerà in una brava persona nel corso di tre puntate e mezzo. Della serie: ok, ha ucciso chissà quante persone, ma sotto sotto è un cucciolone.
In conclusione, Time After Time è da bocciare su tutta la linea. Ma chissà, magari qualche fan del romanzo originale di Karl Alexander, che speculava su un immaginario viaggio temporale di Wells, starà già tentando di costruire la propria macchina del tempo, per tornare al Maggio dell’anno scorso e impedire che la serie venga commissionata.