Schopenhauer diceva che non “v’è rimedio per la nascita e per la morte, salvo godersi l’intervallo”. Benno (Florian David Fitz), prima di scoprire di avere un tumore, ha trascorso il suo vivendo alla giornata, senza impegni, passando dalla veglia ad improvvise catalessi, mentre Andi (Matthias Schweighöfer) ha provato a lasciare un segno nel mondo come musicista per poi, dopo essere stato diagnosticato come affetto da fibrosi polmonare, trascorrere le sue giornate in attesa di un donatore. Caratterialmente opposti, ma uniti da un infausto destino, i due decidono di fuggire dalla clinica nella quale sono ricoverati alla ricerca del giorno più bello del loro breve intervallo.
Florian David Fitz recita, sceneggia e dirige un road movie che combina dramma e commedia, rendendo The Most Beautiful Day – Il Giorno più Bello una pellicola agrodolce che, prospettando la morte, inneggia alla vita, usando sarcasmo, scelte amorali e inevitabili e divertenti scontri di personalità tra Benno e Andi per far sì che siano le risate a prevalere. Sebbene abbondino alcuni cliché del genere, come i messaggi di fondo della pellicola, il film evita una delle trappole nella quale cadono molte opere incentrate su malattie terminali: il patetismo gratuito come unica chiave emozionale. Infatti, Il Giorno più Bello ha il merito di sapere quali tasti toccare per commuovere e affrontare momenti catartici, senza risultare pesante e, allo stesso tempo, senza essere esageratamente comico.
Nel suo complesso, pur non brillando per originalità, la pellicola funziona: intrattiene e coinvolge emotivamente, grazie all’alchimia presente tra i due personaggi, e visivamente, attraverso una fotografia curata e i paesaggi mozzafiato dell’Africa.