The Startup: la recensione del nuovo film di Alessandro D’Alatri

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The Startup è un film italiano firmato dal regista Alessandro D’Alatri (Senza Pelle, I Giardini dell’Eden). Uscendo dai suoi schemi precedenti, ci propone la versione cinematografica della storia di Matteo Achilli, un giovane romano – ormai bocconiano – che partendo da zero arriva a fondare Egomnia, un portale virtuale per il job recruitment. Prodotto da Luca Barbareschi in collaborazione con Rai Cinema, esce nelle sale il 6 Aprile 2017.

Andrea Arcangeli interpreta il protagonista, dando una lezione alla recitazione italiana scadente di una buona fetta del nostro cinema. Rispettando il ritmo incalzante, frenetico e piuttosto americano del film, attraversa un percorso di crescita e ambizione da Roma a Milano, seguendo la sua idea di social per far trionfare la meritocrazia in Italia. Un sogno da poco, non privo di sacrifici. Se infatti vediamo ora Matteo Achilli sul web o sui giornali in giacca e camicia, è fondamentale (soprattutto per lo stesso D’Alatri) sottolineare che le sue radici risiedono nella periferia romana di CorvialeI temi del film, sacrificio e disciplina, sfruttano il parallelismo tra la perseveranza dell’idea e la perseveranza dello sportivo. Matteo era infatti un nuotatore, mentre la sua fidanzata Emma (Paola Calliari) è un’aspirante ballerina. Appena diciannovenne Matteo decide di fondare un sito web e provare a lanciare la sua piccola impresa. Come? Con l’aiuto di una famiglia pronta a tutto e l’amicizia del giovane ingegnere Giuseppe (Luca di Giovanni). La frenesia del montaggio pompa l’adrenalina del film, mentre la Ferran Paredes Rubio si impone prepotentemente di rendere unico il prodotto, studiando ogni singola inquadratura e proponendoci un’alternativa a tutto quello a cui siamo abituati. Finalmente un respiro dalla luce da fiction, dal bianco onnipresente. Ecco uno studio di luci, ombre, sensazioni, emozioni. Ecco quello che il cinema italiano può essere, cercando di combattere pian piano la classica affermazione negativa “non sembra un film italiano”.

Il cast di giovani prevede anche Matilde Gioli nel ruolo di Cecilia, una milanese doc che accoglie Andrea alla Bocconi, aiutando la diffusione della sua idea. Antagonista del caso è invece Valerio Maffeis (Matteo Leoni), rappresentante del potere, del denaro e della politica. Matteo non è il nuovo Steve Jobs o Mark Zuckerberg, è un ragazzo appena agli inizi della sua carriera “imprenditoriale”, poco aiutato dal paese in cui vive dove ogni idea buona viene schiacciata dalla critica e dall’inarrestabile necessità di proporre statistiche (basta navigare due minuti sul web per leggere come Egomnia viene demolito). La critica può solo che essere ben contenta di avere qualcosa di cui parlare, e attendere pazientemente di poter essere smentita. The Startup fa parte di un filone ormai avviato da un paio d’anni, fortemente rivoluzionario e allo stesso tempo affezionato alle radici del cinema italiano (che non è il film di Natale, ma una volta era Fellini, Pasolini o Antonioni). Non possiamo fare altro che prendere atto del coraggio di questa pellicola, augurarle un gran successo e sperare che non sia l’ultima del suo genere.

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