Boston – Caccia all’uomo: la recensione del film con Mark Wahlberg

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Alla pari delle grandi metropoli New York e Los Angeles, Boston è sempre stata una città cinematografica perfetta nella sua strana bellezza urbana e nella cupa inquietudine che si riversa dal cielo alle strade in alcuni tra i film più validi rappresentativi degli ultimi anni. Boston capitale della scienza (Will Hunting – Genio Ribelle), della mafia irlandese (The Departed), della criminalità e del sottoproletariato (The Town), dei misteri familiari e delle indagini (Mystic River), infine delle gare di spionaggio cybernetico (Black Mass), oggi torna con fierezza sullo schermo nell’ottimo action-movie diretto da Peter Berg Boston – Caccia all’uomo (in originale Patriot’s Day) – regista di carattere e rara intelligenza come dimostrano Il tesoro dell’Amazzonia e Deepwater Horizon – e ispirato al romanzo di Casey Sherman che riportò su carta gli eventi dell’attentato alla maratona di Boston avvenuta il 15 aprile del 2013. La strage seguì di pochi mesi il massacro alla Sandy Hook Elementary School, due eventi che scalfirono profondamente la coscienza dell’America obamiana e che contribuirono, se possibile, a cementare un sentimento di instabilità politica e sociale dato dal terrore dell’altro e dell’imprevedibilità del terrorismo islamico.

Nel film di Berg diversi percorsi umani si rincorrono per poi finire intrecciati nella trama narrativa che porta all’attentato: dopo aver velocemente passato in rassegna le vite dei personaggi (non senza seminare qua e là dettagli fondamentali per la compassione dello spettatore), la macchina da presa frenetica con rigoroso movimento a mano attraversa esplosioni e paura a ritmo forsennato, attento a cogliere ogni grammo di tensione che risiede nell’animo di chi era lì; c’è il poliziotto che sta scontando una pena (il sempre efficace Mark Wahlberg), una coppia di neo sposini divisa dallo scoppio della bomba, un padre e il figlioletto, e le povere vittime dei due attentatori. Seppur circondata da quello spettro di patriottismo convenzionale che ne detta un sentimento di forzata vicinanza emotiva (un po’ scontata a questo punto della cinematografia), Boston – Caccia all’uomo vi si getta anima e corpo sfruttando le dichiarate doti registiche di Berg e un dinamismo di forma eccezionale. Pertanto, dimenticandoci della bandiera americana, dell’inno agli eroi, della critica sottile e mai realmente approfondita, non rimane che un godibilissimo spettacolo di 133 minuti, da vedere senza pregiudizi né elevate aspettative.

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