The Big Sick: la recensione del film con Zoe Kazan

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“Essere un buon musulmano e sposare una donna pakistana”: si riassumono in due gli inviolabili  comandamenti di Azmat (Anupam Kher) e Sharmeen (Zenobia Shroff) per il figlio Kumail (Kumail Nanjiani), aspirante comico da stand up che guarda video su YouTube quando fa finta di pregare e che, invece di una delle donne presentate “casualmente” dalla madre,  si è invaghito di Emily (Zoe Kazan) studentessa di psicologia bianca e americana.  Quando, poco dopo essersi lasciati, viene indotto alla ragazza un coma farmacologico, Kumail si ritroverà a riflettere sulla sua vita e sulla sua relazione con Emily,  accompagnato inaspettatamente da Terry (Ray Romano) e Beth (Holly Hunter), genitori della giovane.

“Scrivi di quello che conosci”. Un classico. Un consiglio non sempre azzeccato, ma vincente per Kumail Nanjiani che, alle prese con la sua prima sceneggiatura per il grande schermo, The Big Sick, si è cimentato nell’adattamento cinematografico della storia d’amore con la moglie Emily V Gordon, co-sceneggiatrice del film che vede tra i produttori Judd Apatow. Non ci troviamo però di fronte alla versione rumorosa e graffiante dei suoi ultimi successi più commerciali, da Bridesmaide a Trainwreck, ma a qualcosa di più vicino a Freak & Geeks e a Love. Diretta da Michael Showalter (Hello, My Name is Doris), la pellicola è una rom- com cui le due anime, quella comica e quella romantica, si sposano in un giusto equilibrio per affrontare con leggerezza i conflitti interculturali esistenti non solo in un rapporto romantico, ma anche in relazione alla propria identità.

A far funzionare di The Big Sick è la delicatezza e l’ironia con cui la malattia viene affrontata, evitando la più banale e battuta delle strade: quella del melodramma strappalacrime. Anzi, Emily quasi scompare durante il suo coma. Come il suo corpo,  è una protagonista passiva. È la causa scatenante della presa di coscienza di Kumail, dell’evolversi delle dinamiche tra i suoi genitori. La malattia è qualcosa che succede agli altri e che da quella prospettiva è filtrata per noi, con affetto, ma anche con umorismo. È condita con situazioni imbarazzanti un po’ sopra le righe, ma plausibili. Il merito va indubbiamente alle performance degli attori: quella di Kazan che riesce a conquistare anche con poche scene, quella di Nanjiani, con un’ottima padronanza dei tempi da comico abituato ad intrattenere, ma soprattutto quelle delle due famiglie. Tra le due, è sicuramente quella di Emily a spiccare. A Terry e Beth viene lasciato più spazio e viene affidato il compito di funzionare da esempio, da elemento catartico per Kumail, mentre la sua famiglia, per quanto non marginale, rimane invischiata negli stereotipi che le sono stati affibbiati e che ne limitano l’efficacia, per quanto siano fonte di risate.

Accolto con calore al Sundance e premiato dal pubblico al Festival di Locarno, The Big Sick conquista facilmente, sebbene non abbia la stessa carica prorompente e politically incorrect di molti sketch di Nanjiani. A sancire il suo successo è quel giusto mix di umorismo, tenerezza e romanticismo – senza mai essere melenso – che fa uscire dalla sala sorridendo.

6.5 Consigliato

Una rom- com cui le due anime, quella comica e quella romantica, si sposano in un giusto equilibrio per affrontare con leggerezza i conflitti interculturali esistenti non solo in un rapporto romantico, ma anche in relazione alla propria identità.

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