Ci sono volute diverse giornate, ma alla fine le quattro puntate di Una Mamma per Amica: Di Nuovo Insieme sono state digerite. Quelle quattro parole finali e quei momenti che ti hanno fatto venire voglia di scuotere i coniugi Palladino, quelli che ti hanno riportato al 2002, quando fu trasmessa la prima puntata in Italia, e anche quelle note stonate che ti hanno risvegliato dalla magia dell’essere tornati a casa, ricordandoti che ogni cosa cambia: tutto è stato metabolizzato, per giunta quell’abbuffata di cibo spazzatura che hai trangugiato per sentirti una vera Gilmore.
Con la nostalgia nel cuore, un sapore dolce-amaro in bocca, la mente lucida, ma l’immaginazione a briglie sciolte per le storyline ancora aperte, è giunto il momento di riflettere sui punti di forza e sulle debolezze di questo tanto atteso revival targato Netflix.
La durata
Se da un punto di vista commerciale e strategico è risultato vincente presentare al pubblico le nuove puntate come quattro mini-film, nella sua realizzazione la manovra è stata portata a termine con meno successo. Soprattutto nel secondo e nel terzo episodio, sembra di trovarsi di fronte a “scene-riempitivo”, inserite solo per raggiungere, arrancando stanchi, quei novanta minuti preventivati, senza cognizione di causa.
Il Musical
Il musical è forse la prova più lampante del mancato equilibrio tra la significatività dei contenuti e la durata degli episodi. Il talento di Sutton Foster è indubbio, così come la genialità dei testi delle canzoni e l’importanza cruciale del brano finale per la storyline di Lorelai. Purtroppo, la comicità che il musical apporta ad Estate perde lentamente la sua forza, lasciandoci a chiedere se forse un quarto d’ora di scene a riguardo non sarebbero state più appropriate come contenuti speciali della versione Blu-Ray.
La gang dei trentenni
Sono “un gruppo di ragazzi della tua età che sono stati risputati fuori dal mondo reale come delle gomme masticate e allora hanno fatto ritorno alle loro vecchie stanze”: così Babette (Sally Struthers) descrive la gang dei trentenni a Rory. Amano Paul Thomas Anderson, sono perennemente sorridenti ed eccitati, hanno genitori che si radunano da Luke per leggere i curriculum dei propri figli e … non fanno assolutamente ridere.
Quella del gruppo dei trentenni non è l’unica gag del revival che non funziona. Le battute pungenti, i riferimenti pop e quelli un po’ più colti, la parlantina veloce, i botta e risposta ferrati tra i protagonisti: i segni distintivi della scrittura dei Palladino continuano ad essere presenti e a sorregge la serie, ma in questi quattro episodi sembrano aver perso, come i personaggi, un po’ del loro pepe.
Rory, oh Rory
Anche soprassedendo al fatto che in Estate Rory (Alexis Bledel) non abbia ancora comprato dell’intimo, che sia senza soldi, ma fino alla stagione scorsa volava tranquillamente da New York a Londra e viceversa, è difficile trovare qualcosa che funzioni riguardo alla sua storyline. Il nocciolo del problema non è l’aver scelto di rappresentarla allo sbando, ma il modo con cui è stato affrontato questo disorientamento, lavorativo e morale, che ricorda fin troppo la crisi della sesta stagione. Non a caso, ancora una volta, per riportare Rory sulla strada giusta è stato necessario un confronto con Jess (Milo Ventimiglia), le cui apparizioni nel revival avrebbero potuto essere gestite meglio.
Sin da piccola – ma anche ora da adulta, si pensi al “super-orgoglioso Luke” – Rory è cresciuta a pane e lodi. È stata cullata nell’illusione di un futuro che sarebbe stato brillante come lei e che sarebbe dipeso dai suoi studi alla Chilton e poi, una volta accantonata Harvard, a Yale. Certo, bisognava applicarsi e studiare, ma quel scintillante avvenire non era che una prevedibile e dovuta conseguenza che non veniva messa in discussione. A qualche anno di distanza, questo progetto si mostra per quello che è veramente: una possibilità che non è mai data per scontata e che non può essere pretesa di diritto. Credere che basti un articolo ben scritto pubblicato sul New Yorker per avere tutte le porte aperte è da ingenui ed arroganti e Rory, a trentadue anni, dovrebbe averlo ormai capito. Invece no. Tratta con sufficienza un nuovo giornale online e si presenta senza idee ed impreparata a colloqui di lavoro.
Sentimentalmente parlando, la situazione supera l’assurdo. La scappatella da una botta e via in Spring – molto poco plausibile -, si inserisce in un momento di instabilità affettiva già aggravato dalla relazione con un Logan (Matt Czuchry) fidanzato che, dopo la liberatoria presa di posizione della settima stagione, è tornato da papà Mitchum, dimostrando che il coraggio per lanciarsi nel vuoto con un ombrello in mano c’è, ma non quello di imporsi al destino deciso dagli Huntzberger.
La versione di Rory che i Palladino ci raffigurano è quella di una donna amorale che a trentadue anni non si ricorda di avere un ragazzo e che, in un anno, si dimentica di lasciarlo (quello di Paul si inserisce tra gli sketch meno riusciti della serie insieme alla gang dei trentenni); di una giovane ingenua che si autoconvince di portar avanti una relazione senza vincoli, ma che rimane delusa di fronte alla realtà; una ragazza che sembra non aver imparato nulla dai suoi vecchi errori e da quelli della madre. Una visione che è difficile da ingoiare.
Il rapporto Emily – Lorelai e l’omaggio a Richard
Uno dei punti a favore di questo revival proviene dalla più improbabile delle coppie: Emily (Kelly Bishop) e Lorelai (Lauren Graham). Nel corso delle precedenti stagioni abbiamo assistito all’evolversi della loro burrascosa ed altalenante relazione, nella quale ad un piccolo avanzamento corrispondeva sempre, poco dopo, un movimento contrapposto.
È la dipartita di Richard (Edward Herrmann) con il conseguente caloroso omaggio reso all’attore ed al personaggio che sblocca la situazione, dando l’avvio alla trasformazione di Emily e arricchendo il revival con due significative scene: quella post funerale che vede Lorelai incapace di richiamare alla mente un ricordo significativo del padre e quella della telefonata alla madre durante il ritiro alla Wild, probabilmente la scena più emozionale della stagione. Dalle ostilità represse alla discussioni turbolente, ai silenzi rancorosi della terapia psicologica all’intimità più sincera, i creatori della serie sono riusciti a far progredire un rapporto che sin dai suoi esordi è stato centrale in Una Mamma per Amica senza snaturarlo. Infatti, i Palladino hanno permesso che l’ultima interazione di questi due personaggi contenesse i germogli di una nuova relazione e, allo stesso tempo, che desse il senso di chiusura di un cerchio, riportandoci alla prima puntata della prima stagione con la richiesta monetaria di Lorelai e il “ricatto”, adesso ben tollerato, di Emily.
Stars Hollow e i personaggi secondari
Quella sensazione familiare che ci accoglie quando torniamo a casa è il calore delle piccole cose. È l’odore del nostro piatto preferito cucinato da mamma o da nonna; è il nostro cane che ci saluta con gioia; sono i ricordi di una vita incorniciati in camera; le tacchette sul muro che segnavano la nostra crescita; la certezza che sì, certo, tutto cambia, ma che, allo stesso tempo, tutto resta uguale. La magia di Una Mamma per Amica: Di Nuovo Insieme, è consistita proprio in questa capacità: nell’abilità dei creatori di riportarci in una Stars Hollow inevitabilmente un po’ diversa, ma immutata nella sua essenza. Il merito va ai piccoli dettagli, ai personaggi secondari per numero di battute, ma fondamentali per creare questo senso di familiarità. Ad eccezione di Lane (Keiko Agena), presente in diverse scene, ma di cui non sappiamo quasi nulla, i Palladino ci hanno fatto sbirciare nella vita di tutti i personaggi più iconici della cittadina, dando la possibilità ad ognuno di brillare, in particolare a Kirk (Sean Gunn) con il suo filmino e il “nuovo” assurdo business.
Sebbene forse un po’ sopra le righe, come nella scena – decisamente troppo lunga ed esagerata – successiva alla visione di Tristan, anche il personaggio di Paris (Liza Weil) ha contribuito a donare dimestichezza e brio al revival, insieme alla comparsata dell’ex marito Doyle (Danny Strong).
Dei vari cameo che hanno animato le quattro puntate, uno dei più soddisfacenti è stato quello di Dean (Jared Padalecki). Nonostante il personaggio non sia certo il più popolare tra i tre ex-ragazzi di Rory, la scena ha riassunto perfettamente l’importanza del primo amore che, sebbene non sia destinato a durare, si conserva sempre con un sorriso nel cuore.
L’epica evoluzione di Emily
Pensando al telefilm, la più immediata associazione mentale ci riporta ai personaggi di Rory e Lorelai, ma senza ombra di dubbio la protagonista indiscussa di questo revival è stata Emily con la sua trasformazione che, anche eliminando gli altri momenti degni di nota della stagione, compreso il toccante discorso di Luke, sorregge Una Mamma per Amica: di nuovo insieme. Come per l’evoluzione del rapporto con la figlia, è la scomparsa di Richard ad innescare la metamorfosi del personaggio. Nella 7×15, in una sincera conversazione con Lorelai, Emily aveva sottolineato la sua dipendenza dal marito, la sua concezione di moglie come donna che doveva unicamente occuparsi dell’organizzazione della vita sociale della famiglia e della casa. “Io e tuo padre abbiamo manovrato una canoa per anni. Ora lui ha lasciato andare la pagaia […] Senza tuo padre, pagaio solo dal mio lato e la canoa gira in cerchio. E più pagaio e più gira veloce e più fatico e più sono stanca […] Tu sei in un kayak e sai come gestire tutto questo.” Affrontato il dolore del lutto, abbandonati i panni dell’essere moglie con tutte le aspettative legate a questo ruolo, assistiamo alla trasformazione del personaggio in una versione libera da vincoli sociali. Una Emily 2.0 abbastanza sicura ed indipendente da manovrare un kayak. Era ora.