Elizabeth Sloane è una lobbista spietata e influente sotto inchiesta congressuale. Chiamata a deporre dal senatore Sperling su eventuali illeciti compiuti per aggirare la “Nutella tax” a favore del governo indonesiano, la questione dentro il Vaso di Pandora è la ben più spinosa e controversa proposta di legge Heaton-Harris per la regolamentazione della vendita di armi: Miss Sloane, muovendosi quasi dall’epilogo della vicenda, fa un passo indietro, raccontandoci dunque di come la donna avesse deciso di lasciare la propria azienda per guidare un pool di sostegno della legge a tre mesi dalla votazione in aula, e seguendo l’intreccio di intrighi tra squadre rivali. Questi gli ingredienti essenziali del thriller politico-corporativo a tinte fosche diretto da John Madden e scritto dall’esordiente Jonathan Perera, film completamente imperniato (come già il titolo dichiara) sulla sua protagonista, moderna dark lady dal fascino imperturbabile e letale come un black mamba.
La straordinaria Jessica Chastain raccoglie la sfida di vestire i panni di questo personaggio ambivalente, contraddittorio, di questa donna-robotica infallibile, instancabile, ossessionata dalla vittoria, tanto da consumare e macerare se stessa e chi le sta attorno. Se la sceneggiatura di Perera, che ha comunque il pregio di compiere un percorso inquietantemente realistico e circolare sulle perversioni del sistema politico-economico statunitense con una solidità rara soprattutto in un esordiente, risulta a tratti eccessivamente verbosa e ricca di tecnicismi – non basta aver seguito House of Cards per non sentirsi spesso smarriti dalla raffica di concetti palleggiati da un personaggio all’altro, un po’ come succedeva con La grande scommessa – in Miss Sloane è il personaggio della sua protagonista a fare la vera differenza. La Washington lobbistica che viene raccontata è infatti quella dei rituali incessanti di una donna che vive stratificando un giorno sopra l’altro, tra stanze d’albergo, notti solitarie, asettici uffici e pillole energizzanti.
Elizabeth Sloane è un personaggio dalla carica drammaturgica potente e incisiva – anche visivamente iconografica, con la scelta di un look altrettanto forte e marcato – probabilmente il personaggio femminile più tagliente e corrosivo, anche per il suo slancio anti-empatico e controverso, di quest’annata cinematografica accanto alla Michèle Leblanc di Isabelle Huppert in Elle. La Sloane di Jessica Chastain sembra diventare addirittura quadrimensionale, con tutti gli eccessi sulle sfumature che drenano continuamente un’energia performativa meravigliosamente donata dall’attrice californiana. Di nuovo, dopo la penetrante prova di Zero Dark Thirty, la Chastain si ritrova a interpretare un ruolo deformante, ossessivo, carico di tonalità scure, ampliando una gamma espressiva che sembra quasi inesauribile, e sembra raccontarci ancora un’altra vita attoriale.