Elle: la recensione del film di Paul Verhoeven

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Sembra tanto facile poter parlare di libertà con le immagini ma poi alla fine i registi che ci riescono sono pochi. Si può essere anche coraggiosi nello scegliere di rappresentare una storia controversa, ma poi raggiungere un livello di sovversione e provocazione che riesca a stare su una linea è un obbiettivo difficile. Elle però ci riesce. Perché va bene il thriller e l’ironia, ma quello di Paul Verhoeven è per prima cosa un film folle dove la ribellione si colloca nel rovesciamento dei ruoli e dei generi e nella contaminazioni delle immagini che mostrano tutto quello che è possibile mostrare senza mai sfociare nel surreale.

Si inizia con la protagonista a cui gli eventi hanno sempre affibbiato la definizione di vittima, che però è una parte che non le si addice. Potrebbe interpretare il ruolo della figlia sfortunata di un serial killer, invece sembra non smentire le voci che la vorrebbero complice involontaria degli omicidi. Potrebbe vestire i panni di una donna che combatte ferocemente chi l’ha violentata, invece instaura un certo legame di affiliazione con l’atto subito. La sua è una rivendicazione continua della propria libertà decisionale su chi le ha imposto dei limiti. Perversione umana o psicologia elementare non importa perché quello di Michéle è uno dei personaggi femminili più importanti del cinema degli ultimi anni, esaltato dall’interpretazione di una superba Isabelle Huppert la quale riesce a portare all’estremo lo stereotipo della donna algida ed elegante francese per trasformarla nell’elogio dell’indipendenza umana.

Ma la grandezza maggiore del film dell’olandese è che questo concetto viene continuamente rafforzato all’interno di un paradosso. Lo è l’ambientazione borghese, la depravazione sessuale, il tradimento degli affetti e quelle immagini così esplicite affidate ad un videogioco. L’irriverenza nello sfidare ciò che lo spettatore prevede di trovare nella scena successiva è accentuata, infatti, dal fatto che tutto questo sia all’interno di una pellicola pulita, lineare, ed a tratti divertente. La piacevolezza con cui scorre Elle è la provocazione definitiva di un regista che, apparentemente con poco, ha fatto vedere cosa significa (ri)vendicare la libertà espressiva. E chi sta a guardare è ammaliato ed al tempo stesso spaventato nel provare confidenza con argomenti che nell’immaginario comune sono così disturbanti e complessi. Ecco allora che la perversione della storia riesce a travalicare lo schermo ed appropriarsi anche di chi ci sta di fronte, creando un misto di sensazioni di cui non ci si libera facilmente.

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