Shut Eye, la recensione: cartomanzia e chiaroveggenza nella serie Hulu

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Nella guerra (abbastanza impari) per il monopolio dello web streaming negli States, Hulu, piattaforma online poco conosciuta in Italia, propone tutte e dieci le puntate della serie di sua produzione Shut Eye, disponibile dal 7 dicembre scorso.

Protagonista del nuovo drama è il mago fallito Charlie Haverford, che ha costruito un piccolo business come finto cartomante e venditore di trucchi e gadget per la famiglia Marks, che domina il mercato losangelino. Dopo l’ennesima truffa, in cui “rivela” ad una cliente l’infedeltà del fidanzato, quest’ultimo lo colpisce, provocandogli una commozione cerebrale. A questo avvenimento si aggiunge una seduta di ipnosi, che rende Charlie un vero chiaroveggente.

Quando si pensa ad Hulu, non vengono in mente grandi titoli. Sia qui, che negli Stati Uniti e in tutto il mondo, non è un caso che Netflix tenga in mano le redini del web. La qualità dell’offerta di Reed Hastings è anni luce avanti rispetto a Hulu che, con Shut Eye, conferma il gap. Partiamo dall’idea, elemento fondamentale e facilmente criticabile da parte del grande pubblico: il dramma, che passa dal gangster, con la presenza della famiglia Marks, una specie di famiglia composta da zingari che monopolizza il mercato dei tricks di magia, per poi prendere la svolta con il sovrannaturale nel momento dell’ipnosi, appare debole e poco convincente. Non sempre cercare la via più originale e inedita porta ad un buon risultato. È dubbiosa anche la figura della moglie Linda, interpretata da KaDee Strickland (American Gangster), che aborra il legame del marito (un Jeffrey Donovan in stato di grazia, per fortuna) con il clan dei Marks e il mondo della magia, ma, nonostante ciò, porta avanti una relazione con la veggente Gina, colpevole del nuovo potere di Charlie. Un personaggio (e un rapporto) che stonano all’interno della narrazione.

Come già accennato, però, le interpretazioni risultano piacevoli, come quella di Jeffrey Donovan (Hitch) che regala al suo personaggio quel misto di sex appeal e irresistibile simpatia, e della sempreverde Isabella Rossellini, che torna nel panorama seriale dopo una comparsata in The Blacklist, nei panni di Rita, la matriarca della famiglia Marks.

Ciò però che regala a Shut Eye un aspetto accattivante è lo stile dato dal creatore Leslie Bohem, che immerge il mood della serie nell’atmosfera di Los Angeles ricordando molto Inherent Vice di Paul Thomas Anderson. Questo grazie alla colonna sonora, dal sapore rockeggiante quasi-psichedelico di Ben Decter, e dal mix di ironia e crudeltà che vela ogni scena, dalla più violenta alle più soft, avvolta nella luce dei neon. Il risultato è quindi un prodotto godibile nella sua freschezza formale, ma stucchevole nella sua artificiosità narrativa. Un punto in meno per Hulu.

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