Making History: la recensione del pilot della nuova serie con Leighton Meester

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Il viaggio del tempo è uno di quegli argomenti che hanno sempre creato un certo fascino. Molti sono stati gli esperimenti sul piccolo e grande schermo che sono stati fatti su questo tema. Ritorno al futuro, Terminator Doctor Who per citare alcuni lavori che hanno fatto “storia”.

La nuova serie tv della Fox Making History pone al centro questo tema, immergendo i suoi protagonisti nel periodo della rivoluzione americana. Dan (Adam Pally), tramite un borsone gigante, scopre la possibilità di viaggiare nel tempo. Dal 2016 si trasporta indietro fino al 1775. Qui si crea una nuova vita ed intraprende una relazione con Deborah Revere (Leighton Meester) figlia di Paul Revere, patriota e incisore americano. Qualcosa però inizia a non seguire il normale corso degli eventi e Dan, per rimettere a posto tutto, chiede aiuto al suo amico Chris (Yassir Lester), un professore universitario di storia.

Puntare su un argomento tanto utilizzato come quello dei viaggi nel tempo è affascinante quanto pericoloso. Per un nuovo format è necessaria un’idea forte alla base, che non solo regali qualcosa di nuovo e freso, ma che sia abbastanza stabile da reggere il tutto. In Making History quest’idea però non appare esserci (o almeno non essere abbastanza chiara da pilot). Le impressioni sono di un polpettone di contrasti, tra i due viaggiatori del 2016 e il mondo del 1775, incollato da uno humor, che sembra essere ciò che funziona meglio. Simpatiche sono le scene di Dan che per impressionare Deborah inizia a cantare la colonna sonora di Titanic, oppure quando Chris per tirarsi fuori dai guai inizia ad urlare la battuta di Jerry Maguire “Coprimi di Soldi!”.

Tutto questo però non basta a reggere una trama, che malgrado sia chiara e abbastanza lineare, non sembra offrire una vera e propria novità. L’effetto finale dopo la visione del pilot è la completa confusione dello spettatore. Poche sono le informazioni su chi siano i personaggi principali, i rapporti che hanno l’uno con l’altro, mentre tanti sono piccoli spiragli aperti (che sicuramente verranno approfonditi), tre piccole parole che aggiungono sempre più al complesso, ma che finiscono con lo stordire il pubblico. Le sequenze molto rapide, inoltre, se permettono di seguire velocemente la puntata, non aiutano metabolizzare ciò che viene proiettato.

Nonostante tutto, in Making History il potenziale per creare qualcosa di buono c’è tutto. Venti minuti sono pochi per giudicare un’intera serie tv e la Fox sicuramente riuscirà a riprendersi da un inizio non proprio esaltante.

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