Gentlemen Prefer Blogs – Poracci Part 2: la dura vita di una fan di Keira Knightley e Sofia Coppola

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La volta scorsa vi ho confessato che faccio parte di un Esercito di Poracci: quello dei fans di Tim Burton e Johnny Depp che, immersi nel lutto, attendono con ansia che i due beniamini escano dal sonno intellettuale (diciamo così perché sono delicata) in cui sono caduti da qualche anno.  Ma oggi non è di questo che voglio parlarvi: guardandomi attorno nella redazione di Vertigo, parlando con le mie colleghe, mi sono infatti dolorosamente resa conto che molti di noi fanno parte di qualche Esercito di Poracci; a ognuno la croce sua, insomma. Ebbene, da qui è nata l’idea di scrivere una Trilogia dei Poracci: dopo il mio episodio di Burton-Depp, oggi passo la palla ad una mia collega. Come al circolo degli alcolizzati, ve la presento: si chiama Cecilia Strazza e il destino è stato assai crudele con lei, visto che l’ha piazzata nell’esercito degli appassionati di Sofia Coppola e di Keira Knightley.

Già una sola delle due sarebbe bastata per ostracizzare Cecilia da ogni salotto intellettuale, ma il fatto che le ami entrambe la rende praticamente invisa ai 3/4 della popolazione mondiale. Oggi vi racconterà quale vita di sofferenza e vilipendio affligge i Knightleyani e i Coppoliani. Non indugio oltre e lascio la parola a Cecilia Strazza. La prossima settimana uscirà la terza parte della trilogia, in mia assenza fate i bravi e non maltrattate le mie ospiti.

Con affetto,
Tiziana.

“Lo so. Ciò che state per leggere potrebbe rientrare in quell’universo di cose che interessano poco o niente (rimando ulteriori spiegazioni al Dottor Cox, che vi elencherà una lista infinita di cose più interessanti). Eppure io lo pretendo, un attimo della vostra attenzione e vi assicuro che la mia filippica durerà il tempo di un giro d’auto nel deserto. Avete colto la citazione? Ma chi prendo in giro, certo che no! Vorrei avere la stessa forza che ebbe Leonida quando sconfisse i persiani, vorrei avere la fortuna che ebbe Simba quando la spuntò travolto da una mandria inferocita di gnu. Purtroppo da quando ho deciso, senza ripensamenti in corso, di diventare una fan di Keira Knightley e Sofia Coppola, nessun Gerard Butler con gli addominali in chiaroscuro è venuto a salvarmi, né un Mufasa galoppante, e mi sono ritrovata sola, irrimediabilmente sola. Che poi, a dir la verità, ci si sta bene. Fa molto “film coppoliano”. Solo che io sto ancora aspettando il mio Bill Murray o il mio Darcy, e nel frattempo costruisco uno scudo contro le cattiverie e  gli insulti. Si, la vita è dura se ami Keira Knightley e Sofia Coppola, e voi direte chissenefrega. La mia però è una crociata (migliore di tutte le tre ore del film di Ridley Scott), animata da un sentimento che faticherete a comprendere ma che passerò a spiegarvi. Intanto la macchina nera s’è fatta un giro, Anna Karenina invece due piroette di valzer, e svariati miei amici (?) avranno già lanciato qualche turpiloquio. Resistiamo.

 

 

 

 

 

 

Tutti odiano Keira Knightley. Una volta ero una persona felice, con poche certezze. Una di quelle era che Keira Knightley fosse una brava attrice e che non fossi la sola a pensarlo. Mi ricordo le prime avvisaglie e il commento di una mia cara amica “Ha la faccia a triangolo”, e io “Ma come, è bellissima, è espressiva, imperfetta ma bellissima”, a cui seguirono giudizi molto più piccati perfino tra le mura di casa mia. L’occasione si presentava ogni volta che in tv passavano lo spot del profumo Chanel; per me erano secondi di puro godimento, sgonfiati ahimè dalla voce di mio padre che diceva “Non se po’ vedè, pare na mazza de scopa, dimme te se questa è una donna sensuale”. Resisto. Il colpo di grazia l’ho ricevuto una volta entrata nel fantomatico ambiente della critica cinematografica romana, dove i contatti umani sono spesso ridotti a chiacchierate feroci e schieramenti opposti, scherzando si, prendendosi in giro, eppure gli affondi ricevuti quando si parlava della mia Keira sono stati terribili. Io amo la violenza verbale quanto amo A Dangerous Method, il film incriminato e causa di tutti i mali. C’è gente che s’è divertita incitando Michael Fassbender ad aumentare il numero di frustate (ahi quanto dolore!), ci sono professionisti del lavoro che hanno scritto pareri indicibili. Ma io dico, prendetevela con Cronenberg no? Anzi, chiedetevi perché quello sopravvissuto ai colpi sia stato Robert Pattinson, che in quanto a talento, meriterebbe un’onda di Fassbender indemoniati.

Resisto. Quando il mio telefono viene aggredito da sms pieni d’odio, quando i miei colleghi (si i miei colleghi, i miei compagni, i miei amici) non risparmiano frecciatine. Vi auguro una cura Crony o un pomeriggio di sole con la Montagna di Game of Thrones sprovvisti di elmetto protettivo; non capite, e il mondo intero con voi, che esistono piaghe peggiori, attrici definite tali per cecità divina che rispondono al nome di Jennifer Lawrence, Shailene Woodley o Kristen Stewart, nate per procurarci danni intestinali. Che male vi ha fatto allora Keira Knightley, una che tutti chiamano “secchiona”, una che va sul set avendo letto sedicenti libri per prepararsi al ruolo, una che, perdonate il dialettale, non scassa la minchia a nessuno raccontando barzellette tristi su Beethoven, fingendosi simpatica e gioviale, che non alza mai un dito medio ai paparazzi e che popola le pagine del gossip come Amico, il macellaio sotto casa mia.

Il discorso cambia con Sofia CoppolaNoi Coppoliani siamo una specie in estinzione. Trovarne uno significa vincere alla lotteria, significa smettere di parlare da soli (o contro lo schermo, gridando “capolavoroooo” ad ogni mezza inquadratura), significa poter oggettivare un gusto per lo stile, una poetica che…ok vi sto annoiando. Divento tanto noiosa, lo so, quando mi si chiede di Sofia. Vorrei solo poter vivere con la sua stessa energia (di una sessantenne che soffre di pressione bassa), vorrei avere un briciolo della sua eleganza (la bellezza ehm, ne riparliamo un’altra volta) perché è lei che, senza troppi giri di parole, mi ha insegnato a guardare i film con un atteggiamento diverso e meno superficiale. Ho visto Marie Antoinette che avevo sedici o diciassette anni, insieme alla classe liceale di mia madre che rideva e mangiava in sala. Volavano pop-corn, fischi e schiamazzi, io invece mi ero guadagnata un momento di totale elevazione intellettuale. Sentirsi fighi, per un po’, sentirsi soli e in pace. Cos’è questo rumore? Siete voi che state russando? Torniamo al dunque, al momento in cui sono arrivati i guai, e da squalo qual ero sono diventata un pesce più sfigato del tonno di Kevin Costner.

Sostanzialmente, dopo tanti anni, ho capito che la gente odia Sofia Coppola per un motivo. Questo:

Con Somewhere sono impazziti tutti. Io ero al cinema mentre godevo dell’ennesima estasi trascendentale, fuori il delirio. A Venezia hanno provato a fischiarla (poi spiegatemi come si fa a fischiare la Coppola, una che non ha nemmeno la forza di rispondere!), l’hanno catalogata come “quella che vole fa l’intellettuale”. Voi, carissimi critici e spettatori, meritate una cura termale a base di esplosioni e Michael Bay. Voi, il cui salume che a Parma lasciano insaporire con il vento marino, ricopre gli occhi tanto da non lasciarvi nulla, tranne il giudizio triste e noioso che vi rende i veri intellettuali da quattro soldi. Detto ciò, permettetemi un’eccezione al buonismo. Anche la sottoscritta odia Sofia Coppola: ti odio così tanto Sofia perché hai divorziato dall’unico uomo che avrei condiviso con te. Dimmi Sofia, perché? Perché tra te e Spike (Jonze) non è durata?

La mia filippica è durata abbastanza, il tempo di una lap dance di Emma Watson insomma. Capirò se non coglierete anche questa citazione, e spero di avervi convinti, sensibilizzati al problema e inteneriti chissà. Noi poveri fan di Keira Knightley e Sofia Coppola siamo tranquilli. Vi chiediamo solo un favore:

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