Cozze e Gondole: come Shrek a cena dai suoceri

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Ci sono persone nate col papillon, che stanno bene in ogni posto, che non sanno cosa sia l’inadeguatezza e hanno sempre la reazione giusta nella situazione giusta.

E poi ci siamo noi Inadeguati. Per fortuna siamo la maggioranza; ciò non toglie che la vita ci riservi delle difficoltà insormontabili che i nati col papillon non potranno mai, mai capire. Essendo io tra gli indiscussi e fieri portabandiera dell’inadeguatezza, mi chiedo come mai abbia deciso, tra tutti i mestieri, di fare proprio la giornalista. So fare certe crostate che manco la Sora Lella, avrei avuto un futuro luccicante come fornaia, e invece mi sono scelta un lavoro che mette la mia persona in innumerevoli difficoltà.

Quando si va ai festival, arriva sempre quella sera che l’Inadeguato teme più di ogni altra: la sera in cui vieni invitato ad una cena elegante. La Notte del Giudizio. Lì devi coltivare l’orticello delle pubbliche relazioni, facendo slalom nel temibile campo minato di quelle che io chiamo le “figure Fantozzi”, che vanno dal non saper distinguere le attrici orientali l’una dall’altra perché sono tutte uguali, alla ossessiva preoccupazione di rispettare tutte le regole del Galateo senza risultare un camionista de Ladispoli in abito da sera.

Innanzitutto, il primo passo da fare quando arriva il giorno della cena è iniziare dal mattino ad abituarti all’idea che dovrai mettere i tacchi. I due punti nevralgici su cui bisogna concentrare l’energia sono i piedi e la faccia: la faccia, in barba ai dolori lancinanti, deve risultare inespressiva come quella dello Steven Seagal dell’età dell’oro; i piedi, con tarantiniani movimenti, devono essere in grado di sfilarsi dai tacchi sotto il tavolo mentre la parte superiore del corpo intrattiene amabili conversazioni, senza che trapeli neanche un filo di quel divino sollievo che ci attanaglia quando usciamo da quelle morse di medioevale sofferenza. Dopo aver appreso questi precetti di base, non vi resta che augurarvi di essere fortunati col cibo e con le posate.

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Il cibo e le posate sono la criptonite dell’Inadeguato. Ti siedi al tavolo e sei circondato, fino al soffocamento, da un set di 28 bicchieri e 75 posate. Il terrore si impossessa, brutale, di tutta la tua persona, al pensiero di doverne scegliere una, una sola per ogni pietanza, e che sia quella giusta, pena l’ostracismo immediato e irreversibile dal circolo dei nati col papillon. In preda a sudori freddi, come quando avevi studiato chimica tutta la notte e invece il compito in classe era di geografia, tenti di guardare, non visto, quali posate scelgono gli altri. E qui devi sperare che vicino a te ci sia un nato col papillon: se sei capitato vicino ad un altro Inadeguato, il circolo voyeristico potrebbe non avere mai fine.

Devo forse dirvi del cibo? C’hai una fame che ti mangeresti Platinette e loro si presentano coi classici piattini gourmet che per carità, buoni davvero, ma ti fanno sentire la mancanza della nonna con le sue porzioni da esercito garibaldino. Per non parlare del fatto che, nove volte su dieci, ti si incastra nel dentino il pezzo di rabarbaro della Papuasia alla Julienne, oppure ti sbrodoli con la crema di crostacei del Mare del Nord che guarniva il tuo finger food.

Vi dico tutto questo perché ieri sera la cena elegante è toccata a me e ho sperimentato tutta questa vasta gamma di difficoltà. E non ho nemmeno conosciuto qualche super produttore che mi ha offerto il ruolo della vita nel prossimo cinecomic. Eppure coi tacchi sembro pure slanciata. #maiunagioia si conferma brutalmente l’hashtag di questo Festival.

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